Presentazione MIXING NOLO – A.A. 2020/2021 I SEM.

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA III 1^liv | Sezione G

Composizione architettonica e urbana: Orsina Simona Pierini
Progettazione architettonica: Umberto Maj
Assistenti: Paolo Bocchi,  Oljer Cárdenas Niño, Lorenzo Micucci, Luca Pietrogrande, Mauro Sullam, Fabio Tamburini

Il laboratorio di progettazione del terzo anno di laurea di primo livello lavora sul tema dell’edificio residenziale urbano. Di anno in anno affronta diverse realtà urbane, quali ad esempio Milano, Madrid, Barcellona o Basilea, per i differenti temi tipo morfologici che i loro tessuti ci possono offrire. La casa in città si mischia spesso, inoltre, con funzioni o servizi pubblici che risolvono l’attacco a terra e la relazione con il contesto,  insieme al tema del disegno dello spazio pubblico.

Mixing NoLo (North of Loreto)

NoLo è un acronimo (North of Loreto) nato per gioco sulle rive dell’Hudson nel tentativo di dare un’identità proiettiva e cosmopolita ad un’area della prima periferia milanese. Mutua l’appeal della toponomastica spontanea newyorkese (DUMBO “Down Under Manhattan Bridge Overpass” – SOHO “South of Huston Street – TRIBECA “Triangle Below Canal Street“) di quartieri un tempo popolari e malfamati divenuti oggetto di stravolgenti fenomeni di gentrificazione upper- class.
Ma prima di diventare il quartiere più attrattivo per gli interessi di appropriazione della creative-class, Nolo era sopratuttutto Via Padova e Viale Monza, i sottopassi di Centrale ed il dimenticato Trotter.
Di questi luoghi tv, giornali e nuovi media, hanno spesso dato una rappresentazione di ruolo (quella della potenziale Banlieue italiana), sicuramente riduttiva della complessa convivenza di esigenze sociali che qui ha trovato casa dal dopoguerra in poi. Dove l’immigrazione multietnica ha sostituito (ed affiancato) quella nazionale degli anni 60′ che ha portato migliaia di lavoratori nelle fabbriche di Sesto San Giovanni e Greco (Breda, Falk, Magneti Marelli, Pirelli). Dove alla rosticceria pugliese si è affiancato il video-noleggio bengalese, ed oggi  l’atelier di fotografia.

Progettare in questo contesto significa, forse, provare ad esplorare le potenzialità di una condizione evolutiva unica, entro lo stretto margine rimasto fra un futuro gentrificato ( forse paradossalmente impoverito) ed un presente più complesso  ove coabitano istanze culturali fortemente eterogenee.
La proposta di lavoro, aperta ai vostri contributi, è quella di indagare le potenzialità della mixité che più propriamente conosciamo (Hybrids) nella sua sovrapposizione alla mixité di bisogni e desideri culturalmente tanto differenti.